Nel 1970, in occasione della celebre intervista ai Doors durante la presentazione di The Soft Parade sul canale televisivo Pbs, Jim Morrison rispose alla domanda sul futuro del rock’n’roll, facendo spallucce e dicendo, senza nostalgia nè preoccupazione, che aveva fatto il suo tempo. Si sarebbe tornati al roots, ai singoli generi dalla cui fusione il rock’n’roll era nato e poi finalmente si sarebbe iniziato a guardare alla musica elettronica, l’unica vera protagonista degli anni a venire. Joe Strummer, dopo aver visto il mondo da su in cima e e iniziato la discesa ripida un attimo dopo, tornò a credere in quel che vedeva davanti ai suoi passi solo quando scoprì la techno, una vera illuminazione per un uomo che aveva ancora tanto da dare alla musica. Oggi noi li amiamo entrambi e suoniamo le loro canzoni. Loro forse invece, in casa nel 2012 avrebbero il disco di Grimes. Di Atom For Peace anche e di altri mostri sacri che scrivono elettronica con la E maiuscola. Ma a loro piacerebbe Visions di Grimes più degli altri. Perchè è il disco del nostro tempo. La leggerezza nella complessità. Claire Boucher, di Montreal, ha 24 anni e a quell’età la vita è già complessa anche se non è il 2012. In più, da anni, gira i suoi video, disegna i suoi vestiti, dipinge quadri ed è coreografa dei suoi balletti. Viene in mente che forse questo disco l’ha fatto perchè le serviva qualcosa da cantare mentre ballava con quei suoi vestiti nei suoi video. Così s’è messa pian piano nella sua cameretta e l’ha fatto con GarageBand. Ha pensato che dovesse essere un disco giusto per i capelli rosa, per la copertina disegnata già che avessero il sapore del trapasso e quindi del cambiamento, per i video in cui gioca col fuoco e con i serpenti, senza però nè citare Lynch (che adora) nè Mariah Carey di cui è fan. Piuttosto, certo, se proprio dovevano esserci i synth meglio gli anni ’80 che gli anni 2000, e comunque il dream pop tanto osannato in fondo è una rottura di balle, quindi non esageriamo. Deve aver pensato questo. Poi ha pensato di metterci la voce eterea, l’intonazione un po’ fuori dagli schemi di Cyndi Lauper, lo slancio pop dei Blondie. E invece no. E’ chiaro come il sole che non se l’è studiata a mo’ di collage. Già avere un amore smodato per Lynch da un lato e per Mariah Carey dall’altro chiarisce l’intenzione. Terrorizzata e luminosa, quindi terrorizzante e solare allo stesso tempo. Visioni universali non dei filosofi ma della parrucchiera sotto casa. Non le hanno in fondo entrambi le visioni, il filosofo e la parrucchiera? La differenza tra Claire Boucher e Lana del Rey è che la prima è tante idee in una persona, mischiate a creare qualcosa di suo, la seconda è fake. Mi rimprovero per aver ceduto alla tentazione di anglofilìa, ma se avessi detto “finta” non sarei riuscita con un solo termine a chiarire “l’intenzione di creare un collage di imitazioni nel tentativo di arrivare ad un’atmosfera instagram, assolutamente necessaria insiema ai capelli alla Nancy Sinatra, ad ammaliare internauti stanchi della realtà”. Di Lana del Rey ci sfugge in effetti la necessità delle labbra gonfiate. Di Grimes ci sfugge forse ogni cosa, ma è questo che rende il disco davvero gradevole.
Best 2012 #2
Voto 8.8/10