Questa è la storia dell’uomo più coraggioso dell’universo. Quindi è la storia di tutti gli uomini del 2012. Il mondo vive la sua crisi di mezz’età e con lui sprofondano sul divano davanti alla Tv, privi di stimoli, gli uomini di tutte le generazioni. Ma per dare un nome a quest’uomo qui lo chiameremo Bobby. Bobby Womack. Una vita di eccessi, soul, passione, musica, rock’n’roll, chitarre, droga, classifiche e successi. Bobby non faceva uscire un disco col suo nome stampato sopra da diciotto anni. Sua figlia GinaRe lo guardava diventare sempre più triste. La stessa musica che gli aveva tolto l’anima a forza di scrivere canzoni, ora era andata via. Puff, semplicemente sparita. Fin quando un altro uomo più coraggioso dell’universo gli telefona. Damon. E Bobby torna in studio, presta la voce a quell’idea di Damon e si lascia convincere a partire in tourneè con i Gorillaz. Se non è coraggio questo! Un giorno, mentre viaggiava sul pullman in tour,Bobby aveva chiesto all’improvviso all’autista di fermarsi. Era sceso , aveva recuperato la sua chitarra dal bagagliaio, un bloc notes e aveva iniziato a scrivere canzoni. Proprio lì sul pullman. In studio lui e Damon, finito il tour, ci erano andati ogni giorno, e ogni giorno era uscita una nuova canzone. Ed ecco l’album. Un album in cui al primo ascolto Bobby sembra essere una comparsa. Ma, subito dopo, viene da pensare che lui stesso l’abbia immaginato così. “Insomma, sono canzoni di sempre, e cantate dalla mia voce, potrebbero essere state scritte troppi anni fa” deve aver pensato. “Quindi ecco, Damon, pensaci tu, facciamole diventare canzoni di questa crisi di mezza età del mondo. Che’ se fossero gli anni ’70 sarebbero le canzoni della crisi adolescenziale del mondo”. Damon che vive una crisi di mezza età da quando è nato probabilmente, deve aver capito l’esigenza ancora prima che gli venisse dichiarata, altrimenti non avrebbe chiamato Bobby l’anno prima per farlo lavorare a Plastic Beach. Così scrive due tre fraseggi divertenti da infilare qui e lì, per quel tocco inglese indispensabile, arrangia ruvido col synth tra i violoncelli, e fa stare lì in alto, davanti a tutto quel pianoforte così commovente. Contamina quel soul che nessuno avrebbe mai osato toccare, esattamente nel modo in cui serviva a Bobby, per sentirsi di nuovo in corsa. E’ dubstep per forza, perchè il 2012 è dubstep. Ed è anche Lana del Rey il 2012. Per questo in quelle piccole occasioni lasciate nel disco di strizzare l’occhio al passato, non era giusto che ci fosse Bobby, ma piuttosto una voce nuova che imita il passato. Il nuovo, la crisi di mezz’età è qui, è vera, è prepotente ed è meraviglioso che ce la racconti qualcuno che il passato non ha bisogno di imitarlo e non ne sente neanche nostalgia. E’ solo anima. Soul, la chiamano così ancora oggi.
Best Album 2012 #9
voto 6.8/10