Il nome che incute timore o quantomeno rispetto, non tragga in inganno: di spettrale in Louis Jones, c’è solo il colore della sua pelle. D’altra parte lo Yorkshire non è terra celebre per i bagni di sole, ma piuttosto per i piovosi pomeriggi che costringono i ragazzi a star chiusi in cameretta, ad appendere poster, ascoltare musica triste e sperare di incontrare una ragazza a cui dedicare le cinquanta canzoni d’amore che si sono scritte. forse non è così per tutti, ok. Ma per Luis lo era, tanto che qualcuno lo ha definito il Daniel Johnston inglese. Perché: sì scrive canzoni d’amore, sì è anche un po’ nerd, sì suona tutti gli strumenti nelle canzoni che ha inciso, sì ha una ragazza con sui passa il tempo dagli anni della scuola, sì forse ha la cameretta tappezzata di posters. Le sue canzoni sono belline, carine, semplici e anche se non ci vuole stupire con effetti speciali, ci stupisce con qualcosa di più: la semplicità. Esordio con Bad Penny, undici canzoni per una mezz’ora scarsa, in cui suo fratello minore suona la batteria e lui fa tutto il resto. Mezz’ora perché un bel gioco dura poco, e anche se è solo il primo c’è da aspettarsi un bel seguito. Get a Grip è il primo singolo estratto.