Se Frank Sinatra avesse mai deciso di pubblicare un album intitolato “Ciucciami il Calzino”, probabilmente qualcuno avrebbe gridato allo scandalo. Quando invece Paul McCartney ha dichiarato di voler intitolare il suo nuovo atteso lavoro “Kisses On The Bottom”, chi lo ama e lo conosce, ha riso sotto i baffi, e scuotendo un po’ il capo ha borbottato tra sè e sè “In fondo è Paul. Cosa ci si puo’ aspettare di più da uno che dopo aver inventato la musica Pop, si è dedicato all’opera, al cinema, al musical, alla musica da camera, da ascensore, da discoteca e nei ritagli anche al balletto?”. Dovrebbe essere lui che grida a gran voce: “Baciatemi in quel posto, tutti quanti!”, e invece l’inchino al fondoschiena della grande musica, lo fa lui stesso, omaggiando quei grandi autori jazz che hanno contribuito alla sua formazione musicale, e dunque all’avvento del pop-rock. Sono le canzoni che ascoltava al pianoforte dai suoi genitori, quelle che ha amato durante l’infanzia e che tutto il mondo ama da sempre. E se molti interpreti Pop, negli ultimi anni hanno giocato a fare i crooner, lui, che avrebbe potuto “essere” un crooner, non solo imitarlo, non gioca affatto. Durante l’ascolto di Kisses On The Bottom si ha spesso l’impressione che tenti il superamento delle sue possibilità canore del momento, ma poi diventa subito chiaro l’intento, già dalle prime note di “I’m Gonna Sit Right Down And Write Myself a Letter”. L’atmosfera è morbida e avvolgente come è giusto che sia per le canzoni di Cole Porter, Fats Waller e Harold Arlen, e subitoci si prepara a quel suono importante, come solo uno standard sa essere, ma lui, Paul, fa quello che meglio sa fare: cantare per tutti. Con semplicità, senza star sul palco, come fosse in casa tra amici, e magari ci fossero Diana Krall al piano (come in realtà c’è) ed Eric Clapton alla chitarra (come in realtà c’è anche lui). Come se dicesse “Ecco, ecco, mi ricordo questa che fa così…”. Niente di più lontano da Michael Bublè e più vicino a… Billie Holiday. E in It’s Only a Paper Moon, pare di sentire Ella Fitzgerald che sghignazza seduta lì accanto, a meravigliarsi di quanto sia bravo questo sbarbatello. E’ proprio bravo eh? Bella scoperta. Il disco esce il 6 febbraio 2012. L’unica cosa che mi disturba è che probabilmente l’abbia pensato come regalo di San Valentino per la sua novella sposa. E non riesco a sopportare che canti per lei Bye Bye Blackbird, a così tanti anni id distanza da quando intonò per la prima volta Blackbird, alla finestra di Linda, per farle una serenata. Ma questa è un’altra storia. Una delle tante sue.