Il Re Lucertola, Jimbo, JIm, James, Mr Mojo Rising, non ha segreti per i suoi adepti. Ad ogni nuova traccia dei suoi liturgici insegnamenti, essi accorrono, d’ogni dove, a riempire locali inusuali per un icona del rock. Sale cinematografiche che proiettano biopic inediti; fumosi caffè letterari in cui lontani amici di lontani parenti si prodigano in racconti elle sue gesta eroiche; librerie della grande distribuzione che offrono copie numerate di scritti rinvenuti nell’epica soffitta di Venice Beach, radio rock che mandano in rotazione successi dei Doors come fossero stati scritti ieri.
Insomma di Jimbo è stato detto tutto. In un’intervista del 2010 all’Irish Times, Ray Manzarek si è lasciato andare a dichiarazioni forti: « Io detesto Jimbo. E’ lui che ha ucciso il mio amico Jim Morrison». Occhi fissi e bocca spalancata da parte di chi di non ha sentito parlare altro che di Jimbo; nessuna sorpresa per i pochi colti da “biografite” acuta, se mi è concesso un neologismo calzante. Eppure il dubbio resta, anche per noi investigatori col pallino dell’intrigo losco ad ogni costo: che Ray Manzarek, quel James Douglas non l’abbia mai consociuto e abbia invece conosciuto solo Jimbo? In fondo dov’era lui nel 1960, quando Jimmy frequentava le scuole medie? O nel 1962, quando decise di non portare al ballo Tandy Martin, per evitare di doverle raccontare un triste segreto? Lui stesso racconta di quell’incontro di olivestoniana bellezza avvenuto, secondo le sacre scritture, l‘8 luglio del 1965, sulla spiaggia di Venice, notando un enorme cambiamento nel suo collega di studi alla Ucla. Magro, capelli lunghi, dinoccolato, meno introverso, orientato alla conquista del mondo e persino cantante. Da lì a Jimbo pare che il passo sia stato breve, se consideriamo che l’exploit senza preavviso sul palco del Whiskey-a-Go-Go a proposito del suo complesso Edipico, è persino precedente alla pubblicazione del primo album. In quel caso forse qualcuno dei ragazzi sul palco con lui avrebbe dovuto sospettare che le “porte della mente” di Jim si erano già aperte e Mr Mojo stava già sorgendo da un pezzo. Eppure qualcuno che deve aver conosciuto James deve esserci pur stato. Questo s’è chiesto Mark Opsanick nel 2004, prima di trovare risposte in 150 interviste da lui condotte sugli allora cittadini di Alexandria, la città in cui Jim Morrison visse tra il 1959 e il 1961. Le risposte degli allora compagni di classe di Jim, sono semplici, al pari di quanto erano complesse le relazioni di un ragazzino che in soli due anni aveva collezionato più di 1000 titoli, in una libreria in cui comparivano, Nietzsche, Joyce, Rimbaud, Keruac e Ginsberg, tanto per citarne alcuni. Dai racconti di alcuni di loro, tra cui, lo steso Andy Morrison, emerge quanto Jim fosse curioso. Curioso di capire “cosa succedeva se”. Ed ecco spiegate le decine di aneddoti che “The Lizark King Was Here”(Xilibris, 2006) riporta dalla voce dei testimoni. E a quel punto suona strano sentire Manzarek che rimpiange il vecchio Jim, quando Jeff Morehouse, amico di Morrison sin dall’infanzia, inizia a rimproverarlo per il cambiamento già nel 1960.
Se poi, cercate una lettura rilassante, il romanzo…ops.. resoconto, di Patricia Butler, che lascia spazio anche alle così affascinanti teorie cospirazioniste. Jim aveva subito abusi sessuali da parte di un uomo, quando era molto giovane. Pare che l’avesse confidato a Max Fink, il suo legale, in occasione di una domanda che l’avvocato gli aveva fatto a proposito dei motivi che l’avevano spinto a superare i limiti a Miami: «Perchè proprio a Miami, Jim?» E lui: «Perchè mi sembrava un buon modo per rendere omaggio ai miei genitori». E da lì, la confessione su come la sua vita fosse stata spezzata nell’infanzia. Sarà vero? Be’, Paul A. Rotchild alla notizia aveva reagito con un «Questo sì che spiegherebbe ogni cosa». Ed in effetti, ad usare la solita grande fantasia, questo, sommato al fatto che il padre di Jim era alto in grado in campo militare, che i cospirazionisti parlano di Progetto Mk Ultra e Monarch , in relazione della nascita del movimento rock nella Los Angeles del 1965 e che tali esperimenti, basati su traumi e violenze sessuali orientate al condizionamento mentale, venivano testate all’interno delle stesse famiglie in ambito militare, spiega largamente centinaia di versi in cui compaiono simboli massonici, riferimenti a logge, sogni, maledizioni, demoni a cui vendere l’anima e “grandi visitazioni di energia”. Ma queste sono le cose di cui non si è certi. Le cose di cui si è certi sono i suoi versi, ma solo quelli veri, spesso ignorati in favore di finte citazioni. Lettori di poesie e liriche morrisoniane, unitevi a me nel grido di rivolta: smettete di far dire al vostro martire cose che non ha mai detto. Quanti sono i siti web che collezionani aforismo morrisoniani inventati? Non li contiamo più. Poi ci sono le testimonianze di strani tizi, come quello che sostiene di essere in posseso del famoso “First Love”, unico film girato da Jim alla Ucla. Peccato che nell’intervista del 13 ottobre 1970, al Circus Magazine, Morrison sostenga di aver girato un solo film ai tempi dell’Università, e l’argomento non era il suo primo amore. In fondo ognuno ha il suo Jim. Qualcuno lo vuole romantico scrittore di frasi di cioccolatini; qualcuno lo preferisce attore, interprete dei suoi stessi melodrammi scritti per un pubblico. Ah già c’è anche chi lo ricorda come sciamano, sebbene lui, in quella celebre intervista al dopo la presentazione di The Soft Parade alla PBS, risponda così «Ah, sì, ho letto qualcosa a proposito dello sciamanesimo, ma lo sciamano non è interessato ad una generazione in particolare, lui è interessato all’evoluzione personale e ad andare a fondo dei suoi sogni». Meno affascinante questo punto di vista, rispetto alla storia dell’indiano che gli era saltato dentro. Poi su tutti c’è Patricia Kennealy che attende di incontrare suo marito in una nuova vita, e nel frattempo cura la sua casa editrice Lizard Queen, e tiene un blog dettagliato su quanto lei e Jim si amassero, per notificare a tutti di quanto la signora Pamela Courson fosse invece una mistificatrice, sottolineando il fatto che sia stata lei ad uccidere Jim. Tutto questo è anche di più nello speciale “From Jim to Jimbo” qui in podcast. E i link alle fonti, poco più in basso. Con un click sull’icona video nella foto invece potete guardare l’intervista a New York, dopo la performance alla PBS. Per quello che riguarda la risposta alla domanda «Chi era davvero Jim Morrison?», accontentatevi di questa: «Un ragazzo».
Barbara Venditti.
Intervista a Mark Opsanick
Documentario Obscura su First Love
L’ipotesi McGowan su Laurel Canyon, il progetto Mk Ultra e la nascita del movimento hippie
Il Blog di Patricia
L’intervista per il Circus Magazine, 13 ottobre 1970