Il terzo lavoro dei Foals, band di Oxford, nata e cresciuta nell’indecisione tra l’ hipster e i successi da classifica è un’orda compatta di canzoni radiofoniche al massimo. La tracklist di Holy Fire potrebbe essere quella di un greatest hits, perchè già al primo ascolto sembrano essere tutti singoli di successo. Bene, bravi bis. Basta con questa mania di fare le cose che non piacciono a nessuno! Scherzetto. Vabbè. Detto da chi come me ha fondato una radio in cui Daniel Johnston è uno degli artisti di punta , suona malvagio e irritante questo dissacrare l'”alternative a tutti i costi”. E invece no. Alternative non significa per forza “poco radiofonico”. Quando l’ho detto mai? Anzi. Questo disco fila liscio che è un piacere e quando finisce ti viene voglia di ascoltarlo di nuovo. Non è crudo come il loro primo, non è pomposo come il loro secondo, le tastiere ci sono un po’ di meno e chitarra e percussioni un po’ di più, la voce di Yannis è avvolgente come non lo era stata in precedenza e soprattutto sono dieci belle canzoni. Canzoni pop rock. Un po’ meno newave e un po’ più attuali. Rock, qualunque cosa significhi, lo si è in pochi ormai. Questo è il miglior disco del 2013 tra quelli “alla moda” di quest’anno. Ora, quanto i “dischi alla moda” tipo quello dei Peace, degli Everything Everything, dei Phoenix, dei Fitza and The Tuntrums, dei “devo continuare?”, siano realmente confrontabili con i giganti del 2013, tipo David Bowie, O i Queens Of The Stone Age, o anche i Pearl Jam, è un altro discorso. Ma in questo disco ci sono due ingegnieri del suono del calibro di Alan Moulder e Flood, che vantano produzioni con U2, Killers, Hawley, My Bloody Valentine..insomma con tutti. E’ per questo che i brani, sia quelli più tirati che quelli più morbidi sono tutti “ciccioni”. Non lo so dire in un altro modo, perchè l’idea è resa benissimo così. Quindi: più musica cicciona per tutti, più canzoni da ascoltare e ascoltare ancora, che si possano anche ballare volendo, e meno snob dell’ascolto forzato.
E ora scusate, vado a recensire Dream River di Bill Callahan, dandogli dieci, mentre mi auguro che i Killers non si sciolgano.
Schizofrenicamente vostra.
Barbara Venditti