Erano gli anni ’70. Chi l’avrebbe detto mai. Non che gli anni 70 sarebbero arrivati, quelli certo, ma che in dieci anni sarebbe passata tutta quella musica. Attraverso l’America, attraverso le giornate di tutti e soprattutto attraverso le corde della chitarra di Don. Aveva passato la sua adolescenza a suonare nel campus universitario dell’Iona College dove era divenuto un discreto cantante folk. Ma in quell’anno stava cercando già da un po’ la “sua” canzone. L’aveva più volte pensata come un sogno. In un sogno le cose accadono legate le une alle altre senza che ci sia bisogno di spiegarne il nesso, in un divenire in cui il tempo non ha la meglio sull’emozione. E poi, una mattina di quel 1971, facendo colazione gli tornò in mente una sua compagna di classe che danzava in palestra con un ragazzo che non somigliava a lui. L’unico adolescente con un pick-up e la pelle rosa da ragazzotto di campagna. Di fortuna con le donne non ne avrebbe avuta mai. Era troppo diverso, troppo riflessivo… la sua poesia la sua musica e forse… Forse tutto era successo… sì, tutto era successo nel momento in cui l’America aveva perso per sempre la musica. L’allegria, la spensieratezza, la voglia di cantare persino quella di fare rock’n roll. Gli anni ‘60 avrebbero portato dall’Inghilterra la complessità del diventare grandi. La contestazione, il dovere di dire cose nuove. Tutto quello che c’era stato tra quel 3 febbraio del 1959 e le parole di quella canzone che sembrava scriversi da sola nella testa di Don McLean era stato: musica. Aveva saputo dell’incidente aereo in cui erano morti Buddy Holly e Richie Valens quando ancora era troppo piccolo, per capire che quel giorno davvero il rock’n’roll era finito. E allora… Bye bye Miss American Pie. Un bambino fa colazione leggendo il giornale e tutto il mondo cambia. Arriva un re a togliere la corona a Elvis; un nuovo uomo vestito con una giacca pesante e un cappello da cowboy, che si fa chiamare Dylan; e poi un sergente che guida una banda di musicisti colorati, e stravolge tutte le regole valide fino a quel momento; le fiamme dell’inferno avevano iniziato a bruciare sul palco durante i concerti, quelli degli Stones, e i ricordi legati a quella ragazza strana che suonava il blues sembrano mischiati alle parole di John Lennon che imita Marx nel chiedere giustizia. E tutto sembrava finito. Dove erano gli anni ’50? Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo? The book of love, il libro dell’amore? Si era spento in nel giorno in cui la musica morì. The day the music died insieme Buddy Holly. “Tanto , tanto tempo fa… I can still remember… posso ancora ricordare, di quelle canzoni che mi facevano sorridere. E se avessi avuto la possibilità, avrei fatto ballare non so quante persone…” . Diceva così Don scrivendo la canzone che l’avrebbe fatto entrare in quella stessa storia della musica di cui andava fantasticando salutando la sua Miss American Pie.
Championship Vinyl è una rubrica “songfacts” curata da Barbara Venditti su Wasabi Radio – best italian web radio rock –