Not available in English
Il problema della musica è nel tempo che inesorabile consuma i dischi. Ai miei tempi. Ora gli mp3 si perdono semplicemente nei giorni, sommersi da altri mp3. E molto più velocemente di quanto l’incidentale strappo della puntina rovinava in un secondo, indelebilmente, le fantasie costruite nei giorni, su una strofa o, peggio, su un bridge. C’erano stati i dischi dei sessanta, per quelli fortunati. Per i fortunatissimi quelli degli anni settanta. Noi da bambini rubavamo gli anni ottanta ai fratelli maggiori, e ballavamo coi fiocchi in testa e con le gonnine di voile, facendo finta di essere grandi. Ma i novanta! I novanta erano solo nostri. Delle rivoluzioni sognate. Delle pantere e autogestioni. Dei primi amori veri, quelli che non ti volevano e infatti erano amori veri, consumati e scostumati, ma solo nei pensieri. A bere birra scura sotto la cassa e ballare “la la la la”. Con la magliettina a righe e le All Star. A sognare Londra e un giorno in cui avremmo cambiato il mondo. E sarebbe stato vicino. Anche con i jeans strappati sulle ginocchia e le camicie a quadri che ricordavano l’America. Ma c’era così tanta Inghilterra in quei giorni della maturità. C’era così tanta musica in quei primi Cd. Così tanta che quando li compravi, ti sembrava che il cellophane avesse il suo buon motivo per far resistenza, quasi nascondesse un tesoro. E solo il meglio sarebbe finito su una cassetta. E soltanto il meritevole numero uno, avrebbe avuto quella cassetta lì. Con su qualcosa di vecchio, tipo i Cure di A Forest e Soiuxie che “faceva tanto disadattati”, ma anche con il singolo nuovo di pacca degli Suede. Stay Together usciva il giorno di San Valentino del 1994. Qualcuno ebbe quella mia cassetta da sessanta, con in chiusura Stay Together. Non so, ancora oggi, se si fosse mai reso conto di quale grande tesoro avesse ricevuto. Non per vantarmi, ma di cassette come ne ho fatte, non ne ho mai avute in cambio. Mannaggia. Era colpa degli Suede, mi dicevo. Perchè gli Suede li puoi solo regalare. Se li ricevi significa che non li hai capiti abbastanza, che sei arrivato almeno secondo. Nel 1995 se ricevevi una cassetta con su i Blur e gli Oasis, eri ok. Se c’erano anche gli Suede , eri speciale.
Questo era il prologo.
Ora il finale: nel 2005, ben undici anni dopo l’uscita di Stay Together e di quell’amore tradito, mi innamorai follemente di un tale. Uno che mi volle solo per un mese esatto. Trenta giorni di passione. Un pomeriggio in cui eravamo in macchina mise su per me una canzone: era Stay Together. Rimasi di sasso. Forse fu per questo che poi se ne andò. Non poteva andare bene questa cosa dell’interscambio di intenti. In amore ci deve essere sempre uno che ne sa di più, o soffre di più o è più furbo o semplicemente è più avanti. Quella volta io non potevo starci ad essere sconfitta in quel modo, senza avvertire. E infatti lui se ne andò e io soffrii come un cane. Per fortuna, così l’ordine naturale delle cose potè essere ristabilito. Ma ancora una volta di più detestai e amai alla follia quella canzone e gli Suede e gli anni novanta. Poi mi dissi: «Che mi importa? Tanto gli Suede si sono sciolti! E’ il duemilaepassa e il mondo è finalmente libero da tutta quella pesantezza, dagli amori non corrisposti e dagli intellettuali che fanno le cassettine». Mi ripresi a fatica e arrivarono tempi, non migliori, ma più semplici da gestire, con meno orpelli.
Questo era il finale.
Ora la parte di mezzo: nel marzo del 2013, a ridosso di un’apocalisse sfiorata, gli Suede, dopo vani tentativi di fine anni novanta, dopo inutili minacce da solisti, tornano con un nuovo album da studio. Si intitola Bloodsports. Ora non so lo Sports, ma il Blood, almeno per me, c’è di sicuro. Perchè è un disco degli Suede come erano gli Suede negli anni novantaemezzo. C’è tutto e quindi non posso recensirlo che così. E’ la prima volta in cui un ritorno sembra non soffrire del tempo che fu, perchè sembra non essere passato un giorno. Sensuali, surreali, popolari, viscerali, romantici, complessi, intimi, esplosivi, carnali, decadenti. Ironia della sorte: un concept in cui una storia di sesso diventa un storia d’amore. No, no, no. E’ una fiaba, non succede mai, ma allora, perchè suona così plausibile? Se mi mettessi a dire cose a vanvera su una canzone piuttosto che su un’altra non renderei comunque l’idea di questo disco e per fortuna non mi paga nessuno per queste recensioni. Fatevi bastare quello che ho detto e credetemi se vi dico che è una recensione quantomeno esatta di Bloodsports. Amici adolescenti, salvatevi almeno voi, non ascoltatelo. Tutti gli altri: buon duemila amici degli anni novanta, ce la faremo.
Barbara Venditti