Non fa più notizia la grande attesa per il nuovo disco dei Metallica e Lou Reed. Non “il nuovo disco dei Metallica”, non “il nuovo disco di Lou Reed”, ma il “loro” disco, di tutti insieme. I Metallica avevano suonato insieme a Lou Reed al Madison Square Garden per il 25mo anniversario della Rock and Roll Hall of Fame, nell’ottobre 2009, e da allora non avevano smesso di cullare l‘idea. Così in gran segreto si sono incontrati con lui in studio, a San Francisco tirando fuori dieci canzoni, che presto potremo tutti ascoltare, dopo esserci ripresi dal senso di smarrimento causato dalla notizia. Che roba sarà? Mah.
E’ sempre questa la prima reazione di chi è abituato, per deformazione professionale, a catalogare ogni cosa. Lou Reed, rock, tac!, lo metto qua. Metallica, metal, li metto qua. Pavarotti, lirica, tac!, lo metto qua. Britney Spears, soubrette, tac!, la metto qua. Limitante e persino frustrante, ma bisogna pur organizzarsi quando si vuole parlare di qualcosa con precisione. Ecco perché non so parlare con precisione del nuovo progetto di Brian May insieme ai My Chemical Romance, che sono stati sullo stesso palco al Reading festival lo scorso sabato. Non credo sia un progetto, anzi, forse è solo vanità. Ecco come è andata, nel racconto di Gerard Way, il cantante dei My Chemical Romance.
“Ho mandato una email a Brian dopo averla avuta da Rob Cavallo (produttore). C’era questa storia che i Queen si esibirono a Parigi, furono fatti scendere dal palco a furia di contestazioni, e Freddie disse: ‘Torneremo e saremo la più grande band del mondo’. Dopo quello che ci accadde a Reading nel 2006, dove ci presero a bottigliate, la gente ci domandava: ‘Tornerete a quel festival?’. E io ho sempre detto di no, se non quando ci avrebbero preso come headliner. Così gli ho raccontato tutta questa storia, che stavamo tornando al festival e se ci avesse potuto dare qualche consiglio. Beh, ci siamo messi a parlare e poi sono andato a casa sua. Sono sceso dall’aereo, ho fatto un salto da lui, abbiamo improvvisato insieme, abbiamo fatto un soundcheck. Quella mattina ho avuto una sensazione, un’idea che mi è apparsa in mente: non ‘Ma siamo pronti per questa cosa?’, bensì ‘Ma la gente sarà pronta per noi’?”.
L’accoglienza, riporta ancora l’NME, è stata essenzialmente positiva. Ma May non c’era a Leeds, per il concerto successivo della band. Come dicevo, forse è solo la vanità del maestro che si sente lusingato nel rispondere ad una richiesta di aiuto. Tutto questo m’ha fatto venire in mente che non sempre è possibile dire con esattezza chi collaborerà con chi. Non è sempre come quando sei ad un concerto di Ben Harper e sai che c’è la possibilità, remota ma c’è, che all’improvviso compaia Eddie Vedder. O a vedere i Placebo, con la speranza che la prossima chitarra a Brian Molko(che ne cambia una ogni canzone, anche quando non le spacca) la porga Robert Smith. E allora ecco, nella mia testa una lista, breve e senza ordine, di alcune delle collaborazioni più improbabili di sempre. Quei “featuring” insomma, che al momento del loro annuncio, avevano lasciato di stucco, gettando il panico tra gli addetti ai lavori e curiosità tra i compratori usuali di dischi (cioè gli adolescenti).
1 – Freddie Mercury e Monserrat Caballè (1988)
Nella mia video-intervista preferita di sempre (dopo quella in cui Jim Morrison è fatto come una pigna e quella in cui Paul McCartney parla della sua morte) Freddie Mercury, compare per l’ultima volta davanti alle telecamere per parlare di una telefonata ricevuta “From an amaaaaaazing woman named Monserrat Caballè” alla quale aveva risposto con enorme stupore, pensando tra sé e sé: “Hey questa signora è la cantate migliore del mondo e vuole cantare con me? Sarà mica matta? Non posso perdere quest’occasione. Canterò l’opera, mica quello schifo di Rock’n’roll”. L’uscita di Barcellona fece capire al mondo che non c’è niente di così perfetto per il Rock’n’roll come l’Opera.
2 – Luciano Pavarotti e U2 (1995)
Ad alcune case discografiche gli strani connubi non piacciono poi molto. Per questo quando gli U2 decisero, o forse fu Brian Eno a deciderlo, che avrebbero fatto un disco un po’ diverso da quello a cui avevano abituato il pubblico, venne chiesto loro di pubblicarlo con uno pseudonimo. The Passengers. A quel punto tanto valeva chiamare Luciano Pavarotti a cantare con loro. Tanto non li avrebbe riconosciuti nessuno comunque. Dicevano loro.
3 – Paul Mc Cartney, Linking Park e Jay Z (2006)
Per fortuna è stata una cosa di una volta soltanto. Una scappatella insomma. Anche se Paul non ha paura di nulla. Se gli venisse voglia di fare una versione techno di “Nella vecchia fattoria”, insieme a Dolly Parton, lui la farebbe. E nessuno si stupirebbe più di tanto. Ma sentirgli cantare Yesterday, a tempo, su una base di “Ah-ah” “yeah” “That’s righ – Uhm-uhm” è una di quelle cose che si fa fatica a perodnare. Non a lui, anche perchè da una canzone che in origine si chiamava “Scrambled Egss “ ci si può aspettare di tutto, ma per Jay -z, che poteva anche starsene a casa a spazzolare i capelli a Beyoncè.
4 – Puff Daddy e Jimmy Page (1998)
Ancora oggi Robert Plant deve continuamente ripetere ai giornalisti che non ha nessuna voglia di tornare a fare i Led Zeppelin , come va in dicendo in giro Jimmy Page. Lascia trasparire volutamente lo sfinimento a seguito delle telefonate di Page. Sembra di vederlo lì con l’apparecchio in mano che scarabocchia sul foglietto accanto al telefono. “Eddai no, basta. Lasciami in pace. Ma non li voglio i pantaloni a zampa! Ma no ti ho detto! No-o non me ne faccio niente di quello stupido ritornello strillato, buono ormai per comparire nei film d’animazione con orchi verdi e principesse moderne”. Così Puff Daddy, tra un cambio di nome e l’altro, deve essersi approfittato della debolezza di Page, a seguito di un ennesimo rifiuto di Plant. E ha suonato Kashmir tra gli “Oh ah, ah-ha, uh babe “ di Puff Daddy. Un errore da diversi milioni di dollari, a giudicare dall’uso che ne è stato fatto. Colonna sonora di Godzilla. E Plant, lì a suonare l’armonica con Band of Joy.
5 – Eddie Vedder e Johnny Depp.
E’ successo in Arkansas, nel settembre dello scorso anno. Una volta sola per fortuna, perché Johnny Depp va in giro da sempre dicendo che tutto sa fare tranne che suonare la chitarra. L’occasione era un concerto support per 3 adolescenti accusati di omicidio nel 93, senza sufficienti prove a detta dei sostenitori. Il concerto era stato presentato come un concerto acustico in cui Eddie Vedder e Patti Smith avrebbero suonato con altri grandi nomi, tra cui appunto Johnny Depp. Il richiamo del nome dell’attore è stato importante per attirare attenzione sull’evento. Almeno quello.
6 – Sting e la Royal Philarmonic Concert Orchestra
Nominarli insieme nella stessa frase, è ormai cosa banale, visto il grande successo di Symphonicities e del tour mondiale, ma ricordo quando lessi, nel 2006 che Sting era a l lavoro su un progetto di musica classica, dedicato a interpretazioni al liuto di un compositore del sedicesimo secolo. Pensai ai Police che si presentano al Cbgb’s con le loro magliette a righe e sospettai di aver letto male il nome. In realtà, ad ascoltare oggi canzoni come Englishman in New York nella versione originale, vien subito voglia di ascoltarsi il corrispettivo orchestrale in Symphonicities. Meraviglia e stupore.
7 – Ennio Morricone e Roger Waters
Che sensazione da leggere due nomi così l’uno accanto all’altro? Immaginali sulla locandina di un film, dove in effetti erano scritti insieme. Come minimo, ti viene voglia di vedere il film. Anche se non si fosse trattato di quella meraviglia che è “La Leggenda del Pianista sull’Oceano”, la soundtrack da sola, avrebbe valso il film. La sorpresa è stata solo nello scoprirli insieme, non nel fatto che il brano fosse un capolavoro.
In conclusione vorrei far notare che non ho neanche nominato il duetto di Brian May con Lady Gaga. Non ce l’ho fatta.
Barbara Venditti